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Guerra e conquista dell’Eurasia: “Onda Verde” e geopolitica globale
Par Mahdi Darius Nazemroaya
Mondialisation.ca, 28 octobre 2010
Eurasia - Rivista di studi Geopolitici 28 octobre 2010
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I russi e i cinesi hanno bisogno che il partner strategico iraniano sia una componente di ogni  strategia difensiva o alternativa valida contro l’invadenza statunitense e dell’Unione Europea nelle loro sfere d’interesse geopolitico.

Nel 2009, la necessità dei russi e cinesi di avere un governo a Teheran che fosse loro alleato è diventato evidente durante il periodo dei torbidi post-elettorali in Iran, nel 2009. Mosca, Pechino e molte altre capitali in tutto il mondo puntarono gli occhi sull’Iran, quando disordini e proteste si riversarono nelle strade iraniane.

L’”Onda verde” o “Rivoluzione Verde” vennero definiti i disordini causati da un segmento dell’opposizione, dopo le elezioni presidenziali 2009 dell’Iran. Il movimento prende il nome dal colore della bandiera iraniana che il candidato presidenziale Mir-Hussein Mousavi aveva scelto. Tale evento avrebbe potuto diventare un colpo di stato geo-politico contro l’entità politica dell’Eurasia. E probabilmente sarebbe potuto diventare una vera e propria minaccia geo-politica per gli interessi di Russia e Cina. Al contrario, l’Onda verde fu salutata da USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Israele e dai loro alleati.

Al fine di comprendere le esigenze sino-russe verso l’Iran, la dimensione geo-politica dell’Onda verde deve essere discussa, e come questi fattori siano legati all’Iran quale perno geo-strategico e alle sue opzioni come attore politico sulla scena internazionale. Una dimensione collegata è lo sviluppo coerente di un ordine unificato in Eurasia, che gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno cercando di arrestare. L’Iran è cruciale nel processo di coesione eurasiatica, comportando un nucleo consistente nella triplice alleanza tra Federazione Russa, Repubblica popolare cinese e Iran.

L’onda verde e i disordini politici scoppiati in Iran sono emerse per un gran numero di ragioni collegate. Ci sono state diverse motivazioni tra i suoi membri e gli organizzatori. Ci sono diverse spiegazioni e punti di vista sulle cause e le motivazioni dell’Onda verde. Tutti questi fattori fanno parte di una più ampia comprensione del rapporto tra politica interna iraniana e geo-politica globale.

Tra le descrizioni dell’Onda verde come  lotta democratica o lotta per maggiori libertà civili, tuttavia, vi è il fatto che essa riflette un elemento delle lotte tra le élite iraniane. Questo punto è cruciale. A tutti gli effetti, questa caratteristica fondamentale dell’Onda verde, è ciò che deve essere tenuto presente quando se ne discute a livello geo-politico.

Utilitarismo Geo-strategico e i preparativi di guerra in Eurasia

E’ facile trascurare l’impatto dei fattori geografico, politico, sociale, economico e storico.

La maggior parte degli studiosi e analisti tentano di evitare la fallacia semplicistica del determinismo geografico. Eppure, il ruolo della geografia non deve essere trascurato sul corso dello sviluppo umano. Per esempio, la produzione di energia è legato alla realtà fisica di una terra e in passato, un popolo che vive su una costa avrebbe orientato verso il mare e la pesca la maggior parte, se non tutti, gli aspetti della loro vita collettiva, da quello economico a socio-culturale. Allo stesso modo le azioni umano non devono essere attribuiti alla sola  geografia. L’agire umano ha sempre avuto un ruolo da svolgere nello sviluppo dei popoli e delle loro società.

Per quanto riguarda le questioni a portata di mano, sono inevitabilmente legate a una realtà geografica che è troppo forte per essere ignorata. La corsa per il controllo dell’Eurasia dalla periferia è parte di questa. Questa corsa, che si spinge verso l’interno dell’Heartland eurasiatico, è stata inquadrata in molti modi diversi, nel corso della storia moderna. La periferia è un termine concettuale applicato agli Stati Uniti, Gran Bretagna, l’Unione europea, Giappone, Australia, e i loro alleati, che sono in sostanza al di fuori dell’Eurasia o alla sua periferia.

Un nuovo termine deve essere applicate anche a questo punto: utilitarismo geo-strategico. Utilitarisimo geo-strategico, un termine coniato nel presente documento, è l’applicazione o la proiezione dell’utilitarismo o valori utilitaristici alla geo-politica. Il termine è nuovo, ma questo modo di pensare no. Questo termine cattura lo spirito e la base della moderna geo-strategia e gli dà una forma tangibile. Oggi l’utilitarismo geo-strategico, con la sua base materialistica, è il dogma della marcia verso la guerra in Medio Oriente e nel resto dell’Eurasia.

Halford J. Mackinder capì anche questa realtà, in termini di ciò che egli chiamava la geografia strategica. Mackinder ha dichiarato che ogni stato organizzato, che ha definito nazione civile, era legato alla terra fisica che occupava in due modi: “Qualunque sia lo scambio effettuato con il commercio, [un paese] è in ultima analisi, dipendente dai passati e presenti [prodotti] del proprio territorio, e (2) [un paese] deve essere preparato a difendere il territorio contro l’intrusione dei vicini avidi.” [1] E’ proprio in preparazione di questi fenomeni che i paesi dell’Eurasia si preparano; si stanno preparando a difendere i loro territori contro le intrusioni in tutte le loro forme, che vanno dall’occupazione militare alla colonizzazione economica.

La base della questione è chiaramente economica e inserita sui valori utilitaristici. Mackinder ha anche riconosciuto questo carattere economico. Ha scritto i seguenti interventi sul tema: “I due gruppi di idee coinvolte possono essere più o meno indicizzate a seconda i termini economici e strategici. Si può descrivere la geografia economica come questione dell’aumento e distribuzione delle merci, e la geografia strategica come il fare fronte alle più ampie condizioni topografiche di offesa e difesa. Ma i problemi da risolvere sono strettamente correlati, la difesa è essenzialmente la protezione dei mezzi di sussistenza economica…” [2]

L’entità spaziale più grande dell pianeta Terra è l’Eurasia, che ha le coste più lunghe, la popolazione più grande, una ricchezza enorme in risorse naturali (dall’energia ai minerali), la più grande forza lavoro e la maggior parte dell’attività economica globale.

Se le nazioni dell’Eurasia dovessero unirsi come singolo giocatore, sarebbero in tutti gli aspetti, imbattibili. La prevenzione della coesione eurasiatica è stato uno degli obiettivi primari degli Stati Uniti e dei suoi alleati.  Soprattutto, questa politica preventiva praticata dagli Stati Uniti ha preso di mira quattro stati eurasiatici: Russia, Cina, India e Iran, così come l’intero spazio  post-sovietico.

Quello di cui stiamo trattando è il quadro delle manovre geo-politiche e geo-strategiche dagli Stati Uniti e dei suoi alleati in Eurasia, da un lato, e le contro-manovre di Russia, Cina e Iran, dall’altra. E’ anche a questo punto che una alleanza eurasiatica entra in discussione. L’India è riuscita a sottrarsi dalla linea di tiro geo-politica e ha mantenuto una certa distanza di sicurezza da una alleanza o intesa eurasiatica. Russia, Iran e Cina – gli altri tre stati eurasiatici ricordati – in termini pratici, hanno tutti stretto un’alleanza reale attraverso i vari accordi, le intese, i legami e le organizzazioni formali e informali.

Cosa distingue l’Iran dalla Russia e la Cina?

Anche se molto influente, l’Iran non è una così grande potenza o nazione come la Cina, la Russia e l’India. Né l’Iran è forte come questi altri Stati eurasiatici, ma il ruolo iraniano in questa equazione eurasiatica è molto significativo.

Inoltre, l’Iran è caratterizzato da una “flessibilità geo-politica” in contrasto con gli altri grandi Stati eurasiatici. Quasi tutti i paesi sono in qualche misura dei perni geo-strategici, ma il grado in cui essi sono un pivot geo-strategico, varia. L’Iran è un importante perno geo-strategico, il che significa semplicemente che tutti gli attori geo-politici devono adattare le loro politiche, i comportamenti e le strategie sulla base del comportamento iraniano. In altre parole, il comportamento di Teheran cambia il gioco globale.

L’Iran si distingue anche per un altro attributo importante. A differenza di Pechino e Mosca, Teheran essenzialmente può stipulare un accordo a lungo termine con gli Stati Uniti e i suoi alleati. Qualsiasi accordo raggiunto tra gli Stati Uniti e i suoi alleati con i russi e cinesi, non può che essere un accordo a breve termine. Nel lungo periodo la Cina e la Russia sono il bersaglio finale dell’invasione statunitense dell’Eurasia. E’ la sopravvivenza di Russia e Cina in quanto Stati indipendenti che è in gioco.

Sia Mosca che Pechino sono i principali rivali economici e minacce all’egemonia statunitense. Grazie alla geografia delle vaste influenze, risorse, mercati e territori di Russia e Cina sono il premio finale per gli Stati Uniti e i suoi alleati. Anche l’India, nel lungo termine corre un pericolo reale. Per gli USA, l’eliminazione di tutti i rivali e potenziali rivali fa parte di questa politica.

In linea con l’utilitarismo geo-strategico usato dagli USA e dai suoi alleati, Washington può permettersi di fare un compromesso o accordo con l’Iran e cooptare Teheran, a differenza di Pechino e Mosca. Questa affermazione, però, deve essere ulteriormente specificata, gli Stati Uniti possono permettersi di fare un compromesso o accordo con Teheran se gli iraniani non sono una minaccia reale per il controllo e agli interessi statunitensi, che anche Israele rappresenta in Medio Oriente. Alla fine degli anni ’90, Zbigniew Brzezinski ha avvertito che “non è nell’interesse dell’America perpetuare l’ostilità americana-iraniana.”[3] Brzezinski ha avvertito che l’Iran non dovrebbe essere contrastato dagli USA, mettendo Teheran in una posizione in cui si sarebbe alleata con la Russia e la Cina.

Questa volontà degli Stati Uniti di trattare con l’Iran è dovuta principalmente alla scala o dimensione geografica dell’Iran, che è molto più piccola di Russia o Cina. L’Iran riesce a gestire l’esistenza con una quota minore di risorse e d’influenza globali, per via delle sue più piccole dimensioni e popolazione, ma sia la Russia e, più specificamente, la Cina, non sono in grado di farlo a lungo termine. Brzezinski sostiene a questo proposito: “Qualsiasi eventuale riconciliazione [tra America e Iran] dovrebbe essere basata sul riconoscimento di un reciproco interesse strategico nello stabilizzare ciò che attualmente è un ambiente regionale molto volatile per l’Iran.” [4]

Brzezinski intende con questa affermazione che la cooperazione e il controllo USA-Iran dovrebbe essere perseguito nelle immediate vicinanze dell’Iran, quali sono il Medio Oriente, l’Asia Centrale e forse il Caucaso. Ha ulteriormente argomentato la sua dichiarazione: “Certo, qualsiasi riconciliazione (tra America e Iran] deve essere perseguita da entrambe le parti e non è un [favore] concesso dall’uno all’altro.”[5] Così Brzezinski voleva dire che con l’Iran si deve contrattare o mercanteggiare con comprensione, e si deve raggiungere l’intesa tra le élite dell’Iran e degli USA.

La posizione geo-strategica mette l’Iran in una unica posizione che le consente di staccarsi dalla Russia e dalla Cina e fare un accordo, come la Libia, con gli Stati Uniti ed i suoi alleati. Questa accordo in stile Libico è il seguente: la Libia era nel mirino della guerra anglo-statunitense prima del 2003, ma Tripoli cedette agli Stati Uniti e all’Unione europea dopo che vide cadere Baghdad.

Tripoli era anche consapevole di ciò che i leader statunitensi e britannici stavano progettando, ed ha iniziato trattative segrete con la Casa Bianca nel 2001. Da allora, la Libia ha fatto importanti accordi energetici con gli Stati Uniti e i suoi alleati e il suo leader, il colonnello Gheddafi, da allora è stato riaccolto nella comunità internazionale. Ciò faceva parte della politica che, in passato, Brzezinski aveva raccomandato al governo degli Stati Uniti nei rapporti con Libia, Iraq e Iran.

Teheran può essere utilizzato per destabilizzare e balcanizzare la Russia e la Cina

L’Iran potrebbe anche seriamente destabilizzare la Russia e la Cina attraverso il sostegno ai loro movimenti separatisti, che hanno legami etnico-culturale con l’Iran. Brzezinski afferma: “Un forte, anche con motivazioni religiose ma non fanaticamente anti-occidentale Iran è, per gli interessi degli Stati Uniti, e in definitiva anche per l’elite politica iraniana, una realtà che si può riconoscere.”[6] Ciò che potrebbe significare è che, se la cooperazione tra l’Iran e USA avesse luogo che entrambe le nazioni potrebbero lavorare insieme per avviare la divisione delle repubbliche della ex Unione Sovietica tra di loro e avendo l’Iran legami con l’Islam, esso potrebbe essere utilizzato per il controllo dell’Asia centrale e del Caucaso, e contrastare l’influenza russa e cinese in entrambe le regioni. In altre parole, l’Iran potrebbe essere efficacemente utilizzato per contrastare gli interessi cinesi e russi in queste regioni, come braccio degli USA.

Per quanto riguarda la comprensione dell’Onda Verde, ciò che dice Brzezinski sulla élite politica iraniana e il loro riconoscimento della “realtà” è centrale. Si riferisce a due cose. In primo luogo, la flessibilità geo-politica dell’Iran, che è stata spiegata finora, e in secondo luogo, il campo pragmatico in Iran, che sarà indirizzato, e che vuole la cooperazione con gli USA in un ordine mondiale che comprenda l’Iran.

Per quanto riguarda la cooptazione dell’Iran, Brzezinski scrive anche: “Gli interessi degli USA a lungo raggio in Eurasia, sarebbero meglio serviti abbandonando le esistenti obiezioni degli Stati Uniti a una più stretta collaborazione economica turca-iraniana, soprattutto nella costruzione di nuovi gasdotti, ma anche nella costruzione di altri collegamenti tra Iran, [la Repubblica di] Azerbaigian e Turkmenistan.” [7]

Ciò che era implicita in questa affermazione era l’incitamento all’Iran di mettersi contro il controllo russo delle rotte energetiche eurasiatiche e a sostenere il gasdotto Nabucco, e altri programmi simili, statunitensi. Inoltre, può anche darsi che l’integrazione in corso delle economie e dei mercati iraniani e siriani, con quelli turchi, e inserirebbe sia l’Iran che la Siria nell’economia mondiale, rendendole più sensibili al controllo USA e UE. In altre parole, il risultato finale potrebbe essere che sia l’Iran che la Siria, potrebbero trovarsi inavvertitamente parte del sistema globale degli USA e dell’UE.

Così, la natura globale di questa situazione, con l’utilitarismo geo-strategico alla sua base, porta ad un paradosso. A lungo termine, gli Stati Uniti e i loro alleati sono in grado di negoziare con gli iraniani, ma per evitare la coesione dell’Eurasia e per impedire che la Russia e la Cina opportunamente si preparino o s’impegnino a sfidare l’egemonia statunitense a breve termine, essi non possono negoziare con Teheran. Ecco perché la questione nucleare iraniana, che si basa su ciò che gli Stati Uniti, l’Unione europea e Israele hanno dipinto come una finestra di tempo definito, è il motivo principale per i negoziati con l’Iran. Naturalmente, se ci deve essere un più breve termine per l’esito, allora per gli Stati Uniti, non ci può davvero essere una soluzione a più lungo termine o un’intesa tra Stati Uniti e Iran.



Utilizzare la Turchia per allontanare l’Iran dagli eurasiatici?

I legami tra Ankara e Teheran sono sempre più forti. Entrambi gli stati parlano di un mercato comune e di libero scambio regionale in Medio Oriente. Già una serie di accordi di libero scambio sono stati firmati tra Libano, Siria, Turchia, Giordania, Iraq e Iran. Il governo turco ha anche spinto la Libia a firmare un accordo di libero scambio con Ankara.

Le relazioni amichevoli che Ankara ha promosso con l’Iran e la Siria possono essere utilizzate per (1) spiegare quello che sembra essere un cambiamento nella politica estera turca e (2) il raffreddamento pubblico nei rapporti tra Israele e la Turchia. Questo, tuttavia, potrebbe essere parte di (3) una strategia degli Stati Uniti per convincere l’Iran e la Siria a entrare nella sua orbita ed ad allontanarsi dagli alleati cinesi e russi dell’Iran. Lo sviluppo del cosiddetto asse iraniano-turco-siriano deve avvenire con cautela, perché le cose possono finire per essere del tutto diverse rispetto alla creazione di un alleanza regionale e blocco genuini.

I Neo-conservatori al timone della politica estera statunitense: Il Grande Abbaglio e l’Iran

Perché l’Iran ha rifiutato di agire? Ci possono essere varie ragioni, tra cui un calcolo iraniano che gli Stati Uniti e i suoi alleati soccomberebbero alla crescente forza della Russia, della Cina e dell’Iran, se Teheran rimane con l’Eurasia d’intesa con Mosca e Pechino. Un altro motivo potrebbe essere causata dalla gaffe dei neo-conservatori nell’esecuzione della politica estera statunitense. Gli iraniani non si fidano degli Stati Uniti e dei suoi alleati, a causa del grave errore strategico di George W. Bush Jr. e deòla sua amministrazione, che ha dato il controllo della politica estera per lo più ai neo-conservatori o neo-cons.[8]

Mentre Zbigniew Brzezinski è stato classificato come un realista della politica estera statunitense, i neo-conservatori no. Sia i realisti che i neo-conservatori condividono gli stessi obiettivi economici, ma non è così sul come perseguirli.

L’ideologia è utilizzata dai neo-conservatori come un mezzo per rappresentare la realtà. Inoltre, i realisti credono che le guerre non dovrebbero essere combattute per favorire gli interessi degli Stati Uniti, se non quando è strettamente necessario, mentre i neo-conservatori credono che la forza militare deve essere attivamente utilizzata per modellare l’ambiente globale.  I realisti sono anche degli opportunisti o pragmatisti nelle relazioni internazionali, mentre i neo-conservatori sono inesorabili per quanto riguarda la politica con una raffigurazione in bianco e nero delle relazioni internazionali.

Mentre George W. Bush Jr. era nello Studio Ovale, i neo-conservatori avevano una grande influenza sul Pentagono e sulla politica estera. E’ stato sotto i neo-conservatori che l’amministrazione Bush ha voltato le spalle a Teheran, dopo che il governo iraniano aveva aiutato USA e Gran Bretagna nell’Afghanistan controllato dai taliban e cercato di stipulare un grande patto con il governo svizzero.[9] Forse ubriacata dalle vittoria e dall’arroganza in quella che sembrava una facile vittoria sull’Afghanistan e l’Iraq, e per la rinuncia della Libia, la Casa Bianca di Bush Jr. pensava che potesse potesse andare avanti a sottomettere l’Iran. E’ stato a questo punto che i membri di alto livello dell’amministrazione Bush Jr. andavano entusiasticamente dicendo: “Chiunque può andare a Baghdad! I veri uomini vanno a Teheran!”

L’Iran era già l’ultima nazione di una lista di paesi da conquistare, che comprendeva anche l’Iraq, Libia, Sudan, Somalia, Libano e Siria. In un modo o nell’altro, gli USA avevano direttamente o indirettamente attaccato o sottomesso ognuno di questi paesi dal 2001. Inoltre, è stato durante questo lasso di tempo che gli Stati Uniti hanno anche cercato di accusare la Siria, allo stesso modo dell’Iraq, di avere armi di distruzione di massa (WMD) e addirittura hanno apertamente parlato di invadere la Siria. Israele ha anche cercato di istigare una guerra con la Siria, Damasco ha detto che faceva parte di uno stratagemma per creare un pretesto per l’invasione statunitense e britannica della Siria.

Indipendentemente dalle motivazioni, la decisione della amministrazione Bush di non trattare con l’Iran, è stato un grave errore geo-strategica per gli Stati Uniti. Non trattare con l’Iran è stato un errore enorme che potrebbe benissimo costare alle elites statunitensi il loro obiettivo di primeggiare sull’Eurasia. Questo errore degli Stati Uniti ha spinto ulteriormente Teheran nelle braccia della Russia e della Cina.

Iran Pragmatico: un jolly sul tavolo eurasiatico?

L’Iran è una potenza regionale in grado di sfidare gli Stati Uniti, Russia e Cina per l’egemonia in Asia centrale, Caucaso e Medio Oriente. Nel 1993, Brzezenski ha detto che “l’Iran è chiaramente un aspirante all’egemonia regionale ed è disposto a sfidare gli Stati  Uniti.” [10] E aggiunge: “[l’Iran] ha una tradizione imperiale e possiede sia la motivazione religiosa che nazionalista di contestare sia la presenza russa che quella americana nella regione. In tal modo, può contare sulla simpatia religiosa dei suoi [vicini]. Cospirando con la religione e il nazionalismo contro l’egemonia aliena nella regione, l’attuale supremazia americana in Medio Oriente è costruito, letteralmente, sulla sabbia.” [11]

Anche se la Cina e la Russia hanno permesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sanzioni di imporre embarghi all’Iran, entrambi lo hanno fatto per mantenere l’Iran nel loro campo. Mosca e Pechino hanno appoggiato le sanzioni delle Nazioni Unite al fine di mantenere l’Iran, un alleato indipendente e potenziale rivale, al suo posto. Il loro sostegno delle sanzioni delle Nazioni Unite è limitato e resterà fin quando servirà ai loro interessi strategici. Per questo motivo, entrambi sono contro le sanzioni unilaterali all’Iran e sono contrari a sanzioni dell’UE e degli Stati Uniti.

Sia la Cina che la Russia sono ben consapevoli che gli Stati Uniti preferiscono cooptare l’Iran nel suo programma ambizioso per l’Eurasia, come un satellite o un partner, piuttosto che rischiare una guerra aperta. L’obiettivo sino-russo è quello di evitare qualsiasi riavvicinamento tra Washington e Teheran. Le esigenze iraniane sono, a questo proposito, molto più facili da essere adattate a quelle degli Stati Uniti, che non di quelle di Cina e Russia.

Mantenere una distanza di sicurezza tra USA e Iran è uno dei motivi per cui Pechino e Mosca hanno sostenuto le limitate sanzioni delle Nazioni Unite. Con l’Iran costretto ad allontanarsi dal cosiddetto mondo occidentale, s’integrerà ulteriormente con la Russia e la Cina. Le sanzioni economiche delle Nazioni Unite obbligare l’Iran anche a spostare i suoi legami economici dall’UE verso Russia, Cina, ex repubbliche sovietiche, blocco bolivariano e paesi asiatici. Questo cambiamento ha comportato la sostituzione dei membri dell’Unione europea, come l’Italia e la Germania, con paesi come la Cina, come principali partner commerciali dell’Iran.

Secondo la Commissione europea, nel 2004 l’UE ha rappresentato il 35,1 per cento della quota di mercato totale del commercio con l’Iran. [12] Secondo le stesse cifre, nel 2004 l’Iran è stato anche classificato ventiquattresimo nel volume totale degli scambi dell’Unione europea, e l’Iran è stato uno dei primi sei fornitori di energia dell’Unione europea. [13] Quando il commercio dell’UE con l’Iran ha iniziato a diminuire, il commercio asiatico è all’inverso, aumentato.  Russia e Cina si stanno muovendo per colmare il vuoto negli scambi e quindi a garantire che l’Iran entri nel loro campo eurasiatico. In termini semplici, Mosca e Pechino stanno rimuovendo la flessibilità dell’Iran per lasciarla orbitare nella loro intesa eurasiatica.

Per quanto riguarda la neutralizzazione della rivalità iraniano, una serie di sanzioni Onu contro l’Iran sono rivolte anche contro l’industria della difesa iraniana e le esportazioni militari iraniane. Questo è un mezzo per eliminare la concorrenza dell’Iran, che ha una industria della difesa in crescita e che produce una vasta gamma di hardware militare, dai carri armati agli aerei militari e ai missili. L’Iran è stata anche cliente dell’esportazione di armi dei paesi NATO, prima delle sanzioni delle Nazioni Unite.

Il riorientamento del commercio e delle relazioni internazionali di Teheran è vantaggioso per la Russia e la Cina. Mentre le banche tedesche come Commerzbank AG, Dresdner Bank AG e Deutsche Bank AG recidono i legami con l’Iran, il vuoto finanziario viene riempito dalle banche e dagli investitori asiatici. Il settore bancario iraniano è sempre più seriamente coinvolto nei settori bancari di Venezuela, Siria, Bielorussia e di diverse repubbliche ex-sovietiche.

Il passaggio iraniano dall’UE agli stati non-UE e asiatici, è stato anche un obiettivo della politica estera dell’amministrazione di Mahmoud Ahmadinejad. Questa politica estera nuova è definita in Iran come “guardare verso Oriente.” Con una miscela di sanzioni e politiche di Ahmadinejad, questo cambiamento si riflette nel gravitazione e attrazione dell’Iran verso la SCO, la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), l’Associazione sud-asiatica per la cooperazione regionale (SAARC) e la Comunità economica eurasiatica (EURASEC).

Le differenze tra le relazioni bilaterali Iran-Russia e Cina-Iran

Pechino è il giocatore più importante della Triplice Intesa dell’Eurasia. Il conflitto d’interessi iraniano-cinese è meno acuto di quello tra Mosca e Teheran. In generale, sia Teheran che Mosca danno maggiore priorità e valore ai loro rapporti con la Cina, piuttosto che l’uno con l’altro.

Sia la Russia che l’Iran sono esportatori di energia, mentre la Cina è un importatore di risorse energetiche. I russi e gli iraniani hanno anche interesse a controllare parecchi medesimi mercati. Entrambi hanno un interesse acuto verso il Caucaso meridionale e il controllo dei corridoi energetici attorno al Mar Caspio. Per queste ragioni il Cremlino vuole che l’Iran sia abbastanza forte per sfidare e resistere agli USA e ai suoi alleati, ma non abbastanza forte per sfidare Mosca sull’influenza nelle repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Questo può anche essere usato per spiegare perché Mosca fa pressioni su Teheran per arricchire l’uranio in Russia o in territorio russo, causando tensioni tra Teheran e Mosca col presidente Dmitrij Medvedev.

La Repubblica popolare cinese ha tutto l’interesse per un Iran forte, anche se un forte Iran è ostile verso gli USA. Le relazioni bilaterali iraniano-cinesi sono reciprocamente vantaggiose. Gli strateghi cinesi vedono l’Iran come uno dei quattro centri ri-emergenti del potere globale, gli altri sono Russia, Cina e India. Il Brasile è un emergente (e non ri-emergente), centro del potere. Il 9 aprile 2008, durante una visita a Teheran l’Assistente Ministro degli Affari Esteri cinese, Zhai Jun, ha affermato che un Iran potenza in crescita in Medio Oriente e nel mondo, è nell’interesse di Pechino, mentre incontrava dei funzionari iraniani. [14]

La Fortezza Eurasia è vulnerabile senza l’Iran: Mosca e Pechino hanno bisogno di Teheran

Pechino e Mosca sono entrambi consapevoli delle conseguenze di una grande guerra statunitense contro l’Iran e i suoi alleati in Medio Oriente. I russi sono consapevoli che se l’Iran dovesse cadere, poi gli Stati Uniti e la NATO si concentreranno sulla Russia come prossimo obiettivo nel mirino.

L’Iran è meglio descritta da quello che il geografo e studioso tedesco Georg Stadtmüller ha chiamato, in riferimento ad Albania, un “Durchgangsland” (stato-cancello). [15] L’Iran è il Durchgangsland nell’ex Unione Sovietica e ventre molle della Russia.

Se l’Iran dovesse spostare la sua orbita, Mosca sarebbe in pericolo. La Russia perderebbe un importante alleato e gli Stati Uniti avrebbero aperto una porta importante sul Mar Caspio, il Caucaso e l’Asia centrale. La porta verso la Russia del “vicino estero” sarebbe spalancata dall’Iran. L’Iran è anche il percorso ideale e più economico per l’esportazione del petrolio e del gas di queste regioni.

Il complesso militare-industriale russo sarebbe indebolito a causa della chiusura di un mercato redditizio, se l’Iran dovesse inserirsi nelle orbite franco-tedesco e anglo-statunitense. I piani russi in partnership con l’Iran, per creare un potente cartello del gas simile all’OPEC, che coinvolga anche Turkmenistan, Venezuela, Bolivia e Algeria, andrebbe in frantumi. D’altro canto, la Cina è consapevole che la sua sicurezza energetica sarebbe minacciata ulteriormente e l’economia cinese sarebbe ostaggio dei diktat stranieri, a causa del fabbisogno energetico cinese.

A causa di tutti questi fattori, una intesa strategica e tattica è stata avviata con cautela in Eurasia, tra Mosca, Pechino e Teheran. Quello che inizialmente è partito per necessità, è diventato una triplice intesa eurasiatica. Un grande attacco contro l’Iran sarebbe quindi, un attacco alla Russia e alla Cina.

 

L’Onda Verde e i suoi legami con la geo-politica globale

Quindi, tutti questi fattori in gioco, per quanto riguarda l’equazione iraniana, che effetto hanno sull’Onda verde? Nazionalismo, speculazioni geo-politiche, capitali e richieste per le libertà civili, so sonno dovuti confrontare in Iran, gli scontri causati dalle elezioni presidenziali iraniane del 2009, che si ebbero il 12 luglio, sono il risultato di queste dinamiche.

La geo-politica dello scontro tra Eurasia e Periferia si è manifestata per le strade di Teheran e di altre importanti città iraniane, come Tabriz e Shiraz, attraverso i canti dell’Onda Verde. Non solo si sono opposti alla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad e hanno accusato la sua parte di brogli con frode nelle elezioni presidenziali, ma hanno accusato la Russia e la Cina.

I loro canti includevano: “Abbasso la Russia e la Cina!” e “No a Libano e non a Gaza!” I canti di strada dell’opposizione iraniana suggeriscono una correlazione tra i teatri regionali in Medio Oriente (Libano e Territori palestinesi) e il più ampio dei teatri in Eurasia che coinvolge Russia, Cina, Stati Uniti e NATO.

Mahmoud Ahmadinejad ha avuto anche le congratulazioni del presidente russo Dmitrij Medvedev e del presidente cinese Hu Jintao, nella città russa di Ekaterinburg, nel corso di una riunione della SCO, il 16 luglio 2009. Il Presidente Ahmadinejad era arrivato in Russia dopo le elezioni iraniane. Pechino, Mosca e la SCO collettivamente diedero il loro sostegno politico ad Ahmadinejad. Il benvenuto dato ad Ahmadinejad, anche se come osservatore, al vertice di Ekaterinburg mostra l’attaccamento russo e cinese verso i sostenitori della Dottrina Primakov in Iran e nel governo iraniano, oppositori della politica degli Stati Uniti.

Le divisioni interne tra le élites iraniane

Mentre le condizioni di esistenza, in Iran, per il dissenso politico era il potente attore interni in Iran che ha contribuito a scatenarli  dopo la rielezione di Ahmadinejad. In parte, i fatti dietro le rivolte in Iran sono stati alimentati da divisioni interne nella classe dominante in Iran. Mehdi Karroubi, uno dei candidati alla presidenza, aveva anche accennato nel corso dei dibattiti presidenziali, che ci sarebbe stata una lotta post-elettorale.

Queste divisioni sono legate alla “flessibilità” dell’Iran nella politica degli scacchi per l’Eurasia. Il fatto che l’Iran possa negoziare con gli Stati Uniti nel breve termine, ha un rapporto con le sue divisioni interne. Il carattere pragmatico di alcuni circoli d’elite in Iran, è anche parte di queste divisioni interne.

Dietro le quinte di Teheran, il controllo dei prezzi da parte dello stato, le norme di produzione, la rimozione delle norme sulla privatizzazione, la finanzia ed il settore bancario iraniani, sono state le questioni in gioco. Ampie porzioni delle infrastrutture e dei beni dello Stato sono state vendute e privatizzate. I cittadini iraniani per anni hanno goduto delle sovvenzioni statali, che hanno contribuito a mantenere il prezzo dei prodotti alimentari, combustibili, elettricità e altri beni essenziali a livelli nettamente inferiori ai prezzi internazionali. Il governo iraniano, tuttavia, sta lentamente rimuovendo questi sussidi statali.

La politica crea strani compagni di letto. Nel quadro delle vicende che hanno portato all’Onda verde, c’è stato un faccia a faccia all’interno dell’elite iraniana tra, da un lato chi voleva conservare le attuali politiche, e dall’altro si è formata un’alleanza tra interessi economici e organizzazioni per le libertà civili iraniani. Nel secondo campo del capitale e delle libertà civili iraniano, il primo gruppo si nascose dietro il gruppo di quest’ultimo. Questa alleanza tra capitale iraniano e gruppi che esigono maggiori libertà civili può essere una sorpresa per alcuni, ma non è né una anomalia storica, né politica. Molti movimenti e rivoluzioni sono stati configurati attraverso tali alleanze.

 

L’opera di Alexis de Tocqueville individua la Rivoluzione francese come una rivoluzione capitalista. L’obiettivo della rivoluzione francese non era quello di distruggere la religione organizzata o lo stato, ma d’imporre una riforma economica, e in particolare l’eliminazione delle restrizioni alla proprietà privata. Nel 1789 questo è stato esplicitamente menzionato nell’articolo Diciassette della Déclaration des droits de l’Homme et du Citoyen (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino): “La Proprietà è un diritto sacro e inviolabile, nessuno può essere privato di essa, a meno che sia illegale, la necessità pubblica lo esige evidentemente, a condizione di un giusto e prioritario indennizzo.”[16]

Nella sua ricerca per eliminare le restrizioni economiche al capitale francese (interessi economici) si è allineato con la richiesta di maggior libertà individuali e alle idee dell’Illuminismo francese. Sotto il nuovo ordine politico della Rivoluzione francese, i membri della borghesia del Terzo stato abolirono il controllo dei prezzi, furono messe fuorilegge le gilde (i precursori dei sindacati), rimosse le restrizioni sulla produzione, tolti i regolamenti in materia di finanza e banca, soppresso il diritto feudale dei contadini e, infine, stanziati e venduti le terre dello Stato e della Chiesa cattolica romana come proprietà privata.[17] Una massiccia ondata di privatizzazioni consumò la Francia rivoluzionaria. La Rivoluzione francese del 1848 ha anche visto svolgersi lo stesso scenario con una alleanza tra la classe operaia e il piccolo capitale. Questo scenario storico è per molti aspetti pertinente alla situazione attuale in Iran.

Dall’altra parte della divisione c’è il campo politico di Ahmadinejad e dei suoi alleati politici, che comprende sia ferventi ideologi rivoluzionari che interessi economici iraniani. Vogliono che l’Iran sia saldamente radicato all’interno dell’alleanza eurasiatica formata con la Cina e la Russia, o parte di un nuovo ordine regionale in Medio Oriente. La leadership militare dell’Iran, sia nelle Forze Armate regolari iraniane che la Guardia Rivoluzionaria Iraniana, supportano queste posizioni. D’altra parte, Akbak Ali Hashemi Rafsanjani, i suoi alleati, e molti dalle elite affaristiche dell’Iran, vogliono un corso più opportunistico o pragmatico per l’Iran, come nel caso dell’India. Quest’ultimo gruppo di cui Rafsanjani fa parte, inoltre, neanche desidera che la finestra di tempo per i negoziati con gli USA e l’UE passi.

 

Rafsanjani è un individuo molto ricco, un ex presidente iraniano e una potente figura politica. E’ presidente sia del Consiglio del Discernimento iraniano, nonché dell’Assemblea degli Esperti. Egli personifica il capitalismo iraniano e gli interessi delle élite economiche iraniane. Tra i suoi alleati vi è Mohammed Khatami, il presidente iraniano dal 1997 al 2005. Rafsanjani e i suoi alleati vogliono che l’economia iraniana sia de-regolamentata; si abbracci l’economia neo-liberista e desidera che l’economia iraniana sia  pienamente integrata nell’economia globale. Questo campo è anche disposto a lavorare contro gli interessi russi e cinesi, se ciò lo beneficia. Anche se la privatizzazione delle industrie nazionali e del patrimonio statale dell’Iran è continuato nel secondo mandato di Mahmoud Ahmadinejad, è stato inizialmente portato avanti da Rafsanjani, Khatami e dai loro alleati durante il mandato di Khatami come presidente.

In questo divario tra la classe dirigente iraniana, i sostenitori delle libertà civili  sono invischiati e sono anche usati come carte da gioco. Queste persone hanno affollato il fronte di Mir-Hussein Mousavi, l’ultimo primo ministro in carica dell’Iran, prima che l’ufficio fosse assorbito nella carica del presidente iraniano. Sia Rafsanjani che Khatami, hanno anche dato il loro sostegno a Mousavi. Maggiori libertà civili o i risultati delle elezioni potrebbero essere preoccupazione per molti dei manifestanti, ma per la maggior parte delle élite dominanti ciò che è in gioco è molto diverso.

Il divario all’interno della élite politico iraniana ha causato una frattura politica a Teheran. Entrambe le parti si accusano l’un l’altro pubblicamente di corruzione. Sulla televisione pubblica iraniana, un esempio notevole c’è stato durante i dibattiti presidenziali iraniani, quando Ahmadinejad ha accusato Rafsanjani e la sua famiglia di alto tradimento e corruzione. Ci sono state anche notevoli tensioni nella Banca centrale iraniana (CBI), l’opposizione ha sostenuto che la Banca centrale e le banche non dovrebbero essere subordinati al controllo politico.

Vi sono  minacce di guerra dirette al Medio Oriente o presso l’Heartland eurasiatico?

I realisti della politica estera statunitense e i  pragmatici iraniani hanno lavorato per colmare il divario tra gli Stati Uniti e l’Iran e giungere ad un accordo tra Washington e Teheran. Eppure, gli Stati Uniti e l’Iran hanno entrambi alleati che si oppongono a questo. Sebbene Tel Aviv serve agli interessi USA in Medio Oriente, è contro gli interessi d’Israele un riavvicinamento iraniano-statunitense e questo è il motivo per cui ci sono state reazioni ostili da parte delle lobby degli interessi israeliani. Anche alcuni governanti arabi temono che l’avvicinamento statunitense-iraniano possa portare gli Stati Uniti a non opporsi a un Iran che rimuove dal potere questi leader arabi. A causa dei loro interessi, Mosca e Pechino, sono anch’essi contrari ad una partnership strategica tra Stati Uniti e Iran.

 

La geo-strategia degli Stati Uniti in Eurasia è fondata su una base esigua, e le élite degli USA hanno investito troppo in essa, tra cui la configurazione dell’economia degli Stati Uniti, per vederla crollare. È per questo che la situazione è ancora più critica. Individui disperati possono prendere misure frettolose, imprudenti e molto disperate.

Molti pretesti simultanei per una guerra contro l’Iran e i suoi alleati regionali in Medio Oriente sono stati accuratamente tracciati e preparati dalla Casa Bianca e al numero 10 di Downing Street. Ciò fa parte di una accuratamente predisposta dimostrazione per un ampio conflitto regionale in Medio Oriente che si svolgerebbe su un’area che si estende dalla costa del Mediterraneo orientale alle montagne e alle valli dell’Afghanistan.

La mossa di Washington di etichettare la Guardia Rivoluzionaria come organizzazione terroristica fa parte del processo di preparazione dei pretesti e delle giustificazioni per una guerra e per dei crimini di guerra. Questo non è solo una parte dell’approccio stilizzato per demonizzare i nemici, la cosiddetta “Guerra globale al terrore”. La Convenzione di Ginevra e le leggi di guerra sarebbero  sospese, in quanto riguarda una futura guerra che coinvolgerebbe la Guardia rivoluzionaria iraniana. Inoltre fornirebbe un pretesto per un attacco degli USA contro l’Iran, col pretesto di combattere la “Guerra globale al terrore.” A causa di questa etichetta, il governo statunitense ha cominciato a sostiene che  Teheran ospita una organizzazione terroristica, come parte della sua campagna di disinformazione contro l’Iran. La campagna per isolare finanziariamente e imporre sanzioni all’Iran fa parte anch’essa di tutto ciò.

La dottrina militare iraniana è di natura difensiva, il che non significa che l’Iran non sia in grado di reagire. L’Iran ha notevole forza militare. Come nazione, l’Iran può infliggere perdite significative agli Stati Uniti e alle forze alleate. Ha la capacità di respingere gli attacchi degli Stati Uniti, salvo nel caso di un attacco nucleare massiccio. Nel corso della campagna elettorale del 2008, una delle principali figure politiche dell’Iran, Ali Larijani, ha dichiarato che un attacco statunitense contro l’Iran, che riteneva remota, non solo sarebbe un azzardo, ma sarebbe la causa di una grande sconfitta statunitense in Medio Oriente. Sarebbe anche la fine dello stato degli Stati Uniti come potenza globale. Il primo ministro siriano Al-Otri (Al-Utri), aveva anche lui lasciato intendere che un attacco israeliano contro l’Iran minerebbe lo status di Israele di importante potenza del Medio Oriente, così come segnerebbe la fine del progetto sionista.

L’Iran e i suoi alleati hanno messo smantellato quello che loro chiamano la guerra psicologica e focalizzato il pericolo imminente di un attacco statunitense, dicendo che gli Stati Uniti non sono in grado di eseguire un attacco del genere. Teheran, tuttavia, non ha escluso che operazioni di destabilizzare dell’Iran o  un attacco statunitense o israeliano, in particolare contro la Siria e il Libano. Voci ufficiale di Teheran hanno anche messo in guardia, più volte nel corso del 2010, che si aspettano attacchi contro i loro alleati arabi.

Quanto della marcia verso la guerra fa parte di una tattica di intimidazione o di una cortina fumogena, e quanto è reale? Per inciso, c’è una foschia in relazione ai rapporti internazionali, ma è innegabile che ci sono dei preparativi di guerra che vengono compiuti in tutta l’Eurasia. Lo scudo antimissile USA è una testimonianza a questo. Inoltre, gli iraniani e i loro alleati sono convinti che l’Iran non sarà attaccato. Ci sono anche segni che possono essere letti anche come un passo verso la creazione della distensione, le discussioni tra gli Stati Uniti e Iran sull’Iraq, la cooperazione turco-iraniana, l’impegno verso la Siria da parte dell’Unione europea e degli USA, il miglioramento dei legami tra la Siria e il Libano guidato dal movimento 14 Marzo di Hariri, e il riconoscimento pubblico dell’Iran, da parte del governo degli Stati Uniti, quale attore importante nella stabilizzazione dell’Afghanistan. Tutto ciò, però, potrebbe essere utilizzato in congiunzione con la politica degli Stati Uniti di perseguire gli obiettivi propri e dei suoi alleati, per controllare l’Eurasia. Il tempo lo dirà.

Autore: Mahdi Darius Nazemroaya è ricercatore associato presso il Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (CRG).
Fonte: Global Research, Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (CRG), 25 ottobre 2010.
Articolo originale:
War and the Conquest of Eurasia: Iran’s « Green Wave » Opposition and its Ties to Global Geopolitics
Traduzione di Alessandro Lattanzio.
NOTE

[1] Halford J. Mackinder, Britain and the British Seas (Westport, Connecticut: Greenwood Press Publishers, 1969), p.309.
[2] Ibid.
[3] Zbigniew Brzezinski, The Grand Chessboard: American Primacy and the Geostrategic Imperatives (NYC, New York HarperCollins Publishers, 1997), p.204.
[4] Ibid.
[5] Ibid.
[6] Ibid.
[7] Ibid.
[8] Mahdi Darius Nazemroaya, “The Sino-Russian Alliance: Challenging America’s Ambitions in Eurasia”, Centre for Research on Globalization (CRG), August 26, 2007.
[9] Ibid.
[10] Zbigniew Brzezenski, Out of Control: Global Turmoil on the Eve of the 21st Century (NYC New York: Charles Scriber’s Sons, 1993), p.162.
[11] Ibid.
[12] European Commission, Bilateral Relations with Iran, 2004 Statistics.
[13] Ibid.
[14] “Iran proposes forming Asian union,” Tehran Times, April 10, 2008, p.2.
[15] Georg Stadtmüller, “Landschaft und Geschichte in Albanisch-epirotischen Raum,” Revue Internationale des Études Balkaniques, vol. 3 (1937-1938): pp.345-370.
[16] Frank Maloy Anderson ed., The Constitution and Other Select Documents Illustrative of the History of France, 1789-1907 (NYC, New York: Russell and Russell, 1908), pp. 59-61.
[17] Alexis de Tocqueville, The Old Regime and the French Revolution, trad. Stuart Gilbert, (NYC, New York: Anchor Books, [1856] 1955).

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