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La guerra americana per il dominio globale
Par Prof Michel Chossudovsky
Mondialisation.ca, 06 juin 2009
Global Research e Nuovi Mondi Media 18 avril 2004
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L’amministrazione Bush si è imbarcata in un’avventura militare che minaccia il futuro dell’umanità. Le guerre in Afghanistan ed Iraq fanno parte di una più ampia agenda militare che venne lanciata alla fine della Guerra Fredda. L’agenda di guerra in corso è una continuazione della Guerra del Golfo e delle guerre della NATO in Jugoslavia (1991-2001). Anche il periodo successivo alla Guerra Fredda è stato segnato da numerose operazioni segrete di intelligence all’interno dell’ex Unione Sovietica che furono strumentali nello scatenare guerre civili in diverse delle ex repubbliche, comprese la Cecenia (nella Federazione Russa), la Georgia e l’Azerbaijan. Nell’ultima, tali operazioni segrete furono lanciate con la prospettiva di rendere sicuro il controllo strategico sui corridoi delle pipeline del petrolio e del gas. Le operazioni militari e di intelligence USA post Guerra Fredda furono condotte in stretto coordinamento con le « riforme di libero mercato » imposte sotto la tutela dell’FMI in Europa orientale, nell’ex Unione Sovietica e nei Balcani, che risultarono nella destabilizzazione delle economie nazionali e nell’impoverimento di milioni di persone. I programmi di privatizzazione patrocinati in questi paesi dalla Banca Mondiale permisero al capitale occidentale di acquisire la proprietà e di guadagnare il controllo di una grande parte dell’economia nei paesi dell’ex blocco orientale. Questo processo è anche alla base delle fusioni e/o scalate strategiche nelle industrie petrolifere e del gas ex sovietiche da parte di potenti conglomerate occidentali, attraverso pratiche di manipolazione e corruzione politica. In altre parole, ciò che è in gioco nella guerra degli USA è la ricolonizzazione

di una vasta regione che si estende dai Balcani all’Asia centrale. Lo spiegamento della macchina da guerra americana ha lo scopo di allargare la sfera di influenza economica dell’America. Gli USA hanno instaurato una presenza militare permanente non soltanto in Iraq ed Afghanistan, hanno basi militari in diverse delle ex repubbliche sovietiche alla frontiera occidentale della Cina. A sua volta, dal 1999, vi è stato un incremento della presenza militare nel Mar Cinese Meridionale. La guerra e la globalizzazione procedono assieme.

La militarizzazione sorregge la conquista di nuove frontiere economiche e l’imposizione mondiale del « libero mercato ».

La prossima fase della guerra L’amministrazione Bush ha già identificato la Siria come il prossimo stadio della « mappa di guerra ». Il bombardamento di presunte ‘basi terroriste in Siria da parte dell’aeronautica israeliana in ottobre era intesa a fornire una giustificazione per un successivo intervento militare preventivo. Ariel Sharon ha lanciato gli attacchi con l’approvazione di Donald Rumsfeld. (V. Gordon Thomas, Global Outlook, No. 6, Winter 2004) Tale programmata estensione della guerra alla Siria ha serie implicazioni. Significa che Israele diventa un importante attore militare nella guerra USA ed anche un membro ‘ufficiale della coalizione angloamericana. Il Pentagono vede il ‘controllo territorialè della Siria, che costituisce un ponte di terra tra Israele e l’Iraq occupato, come ‘strategico da una prospettiva militare ed economica. Esso costituisce anche un modo per controllare il confine iracheno e piegare il flusso di combattenti volontari che vanno a Baghdad per unirsi al movimento di resistenza iracheno. Tale allargamento del teatro di guerra è conforme al piano di Ariel Sharon di costruire un ‘Grande Israelè « sulle rovine del nazionalismo palestinese ». Mentre Israele cerca di estendere il proprio dominio territoriale verso il fiume Eufrate, con aree designate per insediamenti giudei in terra siriana, i palestinesi vengono imprigionati a Gaza e nella West Bank dietro un ‘Muro dell’apartheid’. Nel frattempo, il Congresso USA ha rafforzato le sanzioni economiche contro Libia ed Iran. Washington accenna anche alla necessità di un ‘cambio di regimè in Arabia Saudita. Stanno aumentando le pressioni politiche in Turchia. Dunque, la guerra potrebbe veramente propagarsi ad una regione molto più ampia che si estende dal Mediterraneo orientale al subcontinente indiano ed alla frontiera occidentale della Cina.

L’utilizzo « preventivo » di armi nucleari Washington ha adottato una politica nucleare « preventiva » di primo colpo che ha ora ricevuto l’approvazione del Congresso.

Le armi nucleari non sono più un’arma di ultima istanza come durante l’era della Guerra Fredda. Gli USA, la Gran Bretagna ed Israele hanno una politica coordinata delle armi nucleari.

Le testate nucleari israeliane sono puntate sulle principali città del Medio Oriente.

I governi dei tre paesi hanno tranquillamente dichiarato apertamente, prima della guerra in Iraq,

che sono pronti ad usare armi nucleari « se vengono attaccati » con le cd « armi di distruzione di massa ».

Israele e la quinta potenza nucleare al mondo. I

l suo arsenale nucleare è più avanzato di quello della Gran Bretagna. Appena poche settimane dopo l’arrivo dei marines USA a Baghdad, la Commissione Forze Armate del Senato USA ha dato luce verde al Pentagono per lo sviluppo di una nuova bomba atomica tattica da essere usata in teatri di guerra convenzionali, « con un carico [di fino a] sei volte più potente della bomba di Hiroshima ». In seguito alla decisione del Senato il Pentagono ha ridefinito i particolari della sua agenda nucleare in una riunione segreta con importanti dirigenti dell’industria nucleare e del complesso militare-industriale tenuta al QG del Comando Centrale alla base aerea di Offutt in Nebraska. La riunione si è tenuta il 6 agosto, il giorno in cui 58 anni fa venne sganciata su Hiroshima la prima bomba atomica. La nuova politica nucleare coinvolge esplicitamente nel processo decisionale i grandi fornitori della difesa. E’ equivalente alla « privatizzazione » della guerra atomica. Le aziende non soltanto mietono profitti multimiliardari dalla produzione di bombe atomiche, ma hanno anche una voce in capitolo nello stabilire l’agenda che riguarda l’utilizzo e lo spiegamento delle armi nucleari. Nel frattempo, il Pentagono ha scatenato una grande campagna di propaganda e pubbliche relazioni incentrata a sostenere l’uso delle armi atomiche per la « difesa del territorio americano ». Pienamente appoggiate dal Congresso USA, le miniatomiche vengono considerate essere « sicure per i civili ». Questa nuova generazione di armi nucleari è messa in lista per venire utilizzata nella prossima fase di questa guerra, in « teatri di guerra convenzionali » (cioè nel Medio Oriente ed in Asia Centrale) assieme alle armi convenzionali. Nel dicembre del 2003 il Congresso USA ha stanziato 6,3 miliardi di dollari solamente per il 2004 per lo sviluppo di questa nuova generazione di armi nucleari « difensive ». Il bilancio annuale totale della difesa è dell’ordine di 400 miliardi di dollari, approssimativamente la stessa grandezza del PIL della Federazione Russa. Mentre non vi sono prove certe dell’uso di miniatomiche nei teatri di guerra iracheno ed afgano, i test condotti dall’Uranium Medical Research Center (UMRC) canadese in Afghanistan confermano che le radiazioni tossiche registrate non sono attribuibili alle munizioni ad uranio impoverito (DU) di ‘metallo pesante’, ma ad un’altra forma non identificata di contaminazione da uranio: « erano stati usati alcuni tipi di armi all’uranio (…)  I risultati sono stati sorprendenti: i donatori presentavano concentrazioni di isotopi di uranio tossico e radioattivo tra 100 e 400 volte maggiori che tra i veterani della Guerra del Golfo controllati nel 1999 ». www.umrc.net

La pianificazione della guerra La guerra all’Iraq è stata pianificata almeno dalla metà degli anni ’90. Un documento della sicurezza nazionale dell’amministrazione Clinton dichiarava abbastanza chiaramente che l’obiettivo della guerra era il petrolio. Un ininterrotto, sicuro accesso al petrolio « per proteggere gli Stati Uniti ». Nel settembre del 2000, pochi mesi prima dell’arrivo di George W. Bush alla Casa Bianca, il Project for a New American Century (PNAC) pubblicava il suo piano per il dominio globale dal titolo « Rebuilding America’s Defenses. » Il PNAC è un istituto neoconservatore collegato alle istituzioni della difesa e dei servizi segreti, al partito repubblicano ed al potente Council on Foreign Relations

(CFR), che gioca un ruolo dietro le scene nella formulazione della politica estera USA. L’obiettivo dichiarato del PNAC è molto semplice: « Combattere e vincere decisivamente in multipli, simultanei teatri di guerra ». Tale dichiarazione indica che gli USA progettano di essere coinvolti simultaneamente in diversi teatri di guerra in differenti regioni del mondo. Il vicesegretario della difesa Paul Wolfowitz, il segretario della difesa Donald Rumsfeld ed il vicepresidente Dick Cheney avevano commissionato il progetto del PNAC prima delle elezioni presidenziali. Il PNAC delinea una mappa per la conquista. Esso chiede la « imposizione diretta di basi avanzate USA attraverso l’Asia centrale ed il medio Oriente » con lo sguardo ad assicurare il dominio economico del mondo, strangolando tutti i potenziali « rivali » od ogni possibile alternativa alla concezione americana di economia di « libero mercato ». (V. Chris Floyd, Bush’ Crusade for empire, Global Outlook, No. 6, 2003)

Il ruolo degli « eventi produttivi di numerose vittime » Il piano del PNAC delinea anche una corrispondente struttura di propaganda di guerra. Un anno prima dell’11/9, il PNAC invocava « un evento catastrofico e catalizzante, tipo una nuova Pearl Harbor », che sarebbe servito a galvanizzare l’opinione pubblica degli USA a sostegno dell’agenda di guerra. (V. http://www.globalresearch.ca/articles/NAC304A.html) Pare che gli architetti del PNAC abbiano anticipato con cinica precisione l’uso degli attentati dell’11 settembre come « un incidente a pretesto per la guerra ». Il riferimento del PNAC ad « un evento catastrofico e catalizzante »echeggia una simile dichiarazione di David Rockefeller al Consiglio Economico delle Nazioni Unite del 1994: « Siamo sull’orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la giusta grande crisi e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale ». Simili le parole di Zbigniew Brzezinski nel suo libro ‘The Grand Chessboard’: « Si potrebbe trovare più difficile costruire un consenso sulle materie di politica estera [in America], eccetto in circostanze di una minaccia esterna diretta veramente enorme e ampiamente avvertita ».

Zbigniew Brzezinski, che era Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter è stato uno degli architetti chiave della rete di Al Qaeda, creata dalla CIA all’inizio della guerra sovietico-afgana (1979-1989). L' »evento catastrofico e catalizzante », come dichiarato dal PNAC, è una parte integrante della pianificazione militare-intelligence USA.

Il generale Franks, che ha guidato la campagna militare in Iraq, ha recentemente rilevato (ottobre 2003) al ruolo di un « evento produttivo di numerose vittime » per trovare sostegno all’imposizione di un governo militare in America. (V. General Tommy Franks calls for Repeal of US Constitution, November 2003, http://www.globalresearch.ca/articles/EDW311A.html). Franks identifica lo scenario preciso con il quale verrà istituito il governo militare:

« [avverrà] un fatto di terrorismo produttivo di numerose vittime da qualche parte nel mondo occidentale – potrebbe essere negli StatiUniti d’America – che provoca la messa in discussione della nostra Costituzione da parte della nostra popolazione e l’inizio della militarizzazione del nostro paese per evitare che si ripeta un altro evento produttivo di numerose vittime ». (Ibid) Questa dichiarazione da parte di un individuo che è stato attivamente coinvolto nella pianificazione militare e di intelligence ai più alti livelli suggerisce che la « militarizzazione del nostro paese » è un’ipotesi operativa in corso.

E’ parte del più vasto « consenso di Washington ». Identifica la « roadmap » di guerra dell’amministrazione Bush e la « Homeland Defense. ». Non vi è bisogno di dire che è anche una parte integrale dell’agenda neoliberista.

Il « fatto di terrorismo produttivo di numerose vittime » viene presentato dal generale Franks come un punto di svolta politico cruciale. Le risultanti crisi ed agitazioni sociali sono intese a facilitare un importante spostamento

nelle strutture politiche, sociali ed istituzionali degli USA. La dichiarazione del generale Franks riflette il consenso dei militari USA su come i fatti dovrebbero dispiegarsi. La « guerra al terrorismo »

deve fornire la giustificazione per revocare il governo della legge, in definitiva con la prospettiva « preservare le libertà civili ». L’intervista di Franks suggerisce che un attacco terroristico patrocinato da al Qaeda verrà utilizzato come un « meccanismo a grilletto » per un colpo di stato militare in America. L' »evento tipo Pearl Harbor » del PNAC verrebbe usato come giustificazione per dichiarare lo stato d’emergenza che porta alla costituzione di un governo militare. Sotto molti aspetti, negli USA la militarizzazione delle istituzioni civili dello stato è già in funzione sotto la facciata di una democrazia fasulla.

La propaganda di guerra In seguito agli attentati dell’11 settembre al World Trade Center, il segretario alla difesa Donald Rumsfeld ha creato l’Office of Strategic Influence (OSI), o « Ufficio della disinformazione », come è stato etichettato dai suoi critici:

« Il Dipartimento della Difesa ha detto che hanno bisogno di farlo, e stavano realmente per impiantare notizie false in paesi stranieri, come sforzo per influenzare l’opinione pubblica mondiale. (Intervista con Steve Adubato, Fox News, 26 dicembre 2002.) All’improvviso l’OSI venne formalmente sciolto in seguito alle pressioni politiche ed a « fastidiose » notizie dei media che « il suo scopo era di mentire deliberatamente per portare avanti gli interessi americani ». (Air Force Magazine, gennaio 2003, enfasi aggiunta) « Rumsfeld rinunciò e disse che ciò era imbarazzante ». (Adubato, op. cit. enfasi aggiunta) Nondimeno, nonostante questa rinuncia apparente, la orwelliana campagna di disinformazione del Pentagono rimane funzionalmente intatta: « Il segretario della difesa su questo non è particolarmente esplicito. La disinformazione nella propaganda militare fa parte della guerra ». (Ibid) Più tardi, in una intervista con la stampa Rumsfeld confermò che, sebbene nominalmente l’OSI non esista più, le « funzioni previste per l’Ufficio vengono svolte ». (Citato in Federation of American Scientists (FAS) Secrecy News, http://www.fas.org/sgp/news/secrecy/2002/11/112702 .html , l’intervista di Rumsfeld si può consultare a: http://www.fas.org/sgp/news/2002/11/dod111802.html ). Molte agenzie governative ed unità dei servizi segreti, con collegamenti al Pentagono, rimangono attivamente coinvolte in varie componenti della campagna di propaganda. La realtà viene rivoltata. Le azioni di guerra vengono sbandierate come « interventi umanitari » ingranati per il « cambio di regime » ed il « ripristino della democrazia ». L’occupazione militare e l’uccisione di civili sono presentate come « mantenimento della pace ». La deroga alle libertà civili, nel contesto della cd « legislazione antiterrorismo », viene dipinta come un mezzo per fornire la « sicurezza interna » e sostenere i diritti civili.

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