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La strategia di Washington sul continente americano
Par Prof. Jules Dufour
Mondialisation.ca, 28 avril 2009
28 avril 2009
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https://www.mondialisation.ca/la-strategia-di-washington-sul-continente-americano/13388

di Jules Dufour* – da mondialisation.ca – Tradotto per Megachip da Cristina Falzone

Il 20 e 21 agosto scorsi si sono riuniti a Montebello( Quebec, n.d.t)) il Presidente degli Stati Uniti Gorge W. Bush, il Presidente del Messico, Felipe Calderon ed il Primo ministro del Canada, Stephen Harper con l’obiettivo di realizzare una collaborazione a favore della sicurezza e della prosperità (PSNASP) dei Paesi menzionati. Secondo il comunicato emesso dal Primo ministro Harper che dava la notizia del summit,  » a Cancun ( nel 2006, in Messico n.d.t) i leaders avevano fissato cinque settori prioritari per l’anno in corso: il rafforzamento della concorrenza e la gestione delle crisi in America del Nord, l’influenza aviaria, la pandemia dell’influenza, la sicurezza energetica e le frontiere di sicurezza ed « intelligenti » in America de Nord . »

L’incontro di Montebello ha l’obiettivo di passare in rassegna i progressi compiuti dopo questa riunione tenutasi nel marzo 2006. Questo summit è stato preceduto da una riunione dei ministri degli Affari esteri dei tre paesi che si è tenuta ad Ottawa il 23 febbraio scorso.(…)

Fondamentalmente ciò che si vuole realizzare è fare dell’America del Nord un insieme omogeneo interamente dedicato alla « nobile » causa del neoliberalismo , reso sicuro da una struttura militare che permetterà di sigillare le frontiere ed identificare coloro i quali non si mostreranno fedeli agli ideali statunitensi; ciò che si vuole stabilire è una fortezza, un blocco nel quale le regole della « democrazia » saranno definite dal più forte. (…)

Il progetto della creazione della Zona di Libero Scambio delle Americhe ( la ZLEA) resta ancora il progetto ultimo, l’ideale da realizzare. Poiché questo progetto incontra delle resistenze in America del Sud, è meglio far avanzare i progetti d’integrazione con i Paesi che hanno già accettato di collaborare, come è il caso dei Paesi dell’America del Nord con il progetto del PSP. Le prospettive sono favorevoli per i detentori del liberalismo economico o per quelli che spronano per la realizzazione di un territorio interamente libero in cui poter commerciare, fare affari e soprattutto un territorio che sfugga il più possibile al controllo degli Stati.

L’agenda di Montebello è un po’ ad immagine di quella dell’incontro dei membri del G8, tenutasi ad Evian nel 2003. Come fare in modo che le regole del mercato e della concorrenza possano applicarsi in ogni campo delle attività umane e che i servizi pubblici siano ormai posti, anch’essi, sotto il controllo delle imprese private? Quale potenziale miniera d’oro per le grandi corporazioni o per quelle che vogliono diventarlo?

Questo articolo analizza il contesto globale nel quale s’iscrive questo Summit.(…)

I. Il percorso dei progetti d’integrazione in America del Nord

Questo progetto di collaborazione per un’America del Nord sicura e prospera è l’esito di un lungo processo che ha condotto il Messico ed il Canada ad integrare la loro economia a quella degli Stati Uniti. La creazione dell’ALE tra gli Stati Uniti ed il Canada all’inizio del 1999, quella dell’ALENA tra il Messico, il Canada e gli Stati Uniti nel 1994 e, da quel momento, il cammino percorso per convincere i paesi dell’insieme dell’emisfero ad aderire al progetto della Zona di libero scambio delle Americhe (ZLEA), è costituito dalle diverse tappe di un processo di manomissione sulle risorse naturali e di controllo dei governi delle Americhe da parte degli Statunitensi.(…)

II. Il progetto di creazione della Zona del Libero Scambio delle Americhe (ZLEA)

Nel dicembre 1994, durante il summit di Miami i capi di Stato e del governo dei paesi del continente si accordano per creare una zona di libero-scambio delle Americhe (ZLEA), per il 2005. I dirigenti s’impegnano, nonostante tutto, affinché nelle negoziazioni siano realizzati dei progressi per l’anno 2000. Il progetto prevede di liberalizzare i mercati dei beni e dei servizi dei capitali, di migliorare le infrastrutture, comprese le telecomunicazioni, di rinforzare la cooperazione nei campi dell’energia, della scienza, della tecnologia e del turismo. Il progetto di creazione della ZLEA, così caro a Washington, è ancora all’ordine del giorno. Questo progetto, anche se non ancora ufficialmente nato, è ancora l’obiettivo degli strateghi della Casa Bianca.(…)

La ZLEA deve inglobare 34 paesi e le due Americhe, tranne Cuba. Prende forma progressivamente.

Nel Luglio 2005, il Congresso americano, agli ALE dell’America del Nord e ad ALENA, aggiunge un altro elemento all’interno del processo di costituzione dell’intesa planetaria ricercata. Adotta un trattato di libero scambio con sei paesi latino-americani, ovvero la Repubblica dominicana, il Nicaragua, il Salvador, il Guatemala, le Honduras e il Costa Rica. Si tratta dell’accordo di libero scambio dell’America centrale (L’ALEAC). I diritti di dogana sono soppressi su vari tipi di prodotti manifatturieri ed agro-alimentari.

La ZLEA s’iscrive nel processo di apertura dei mercati o della loro globalizzazione. E’ l’applicazione, nelle Americhe, della politica neoliberale egemonica degli Stati Uniti e dei loro soci con l’obiettivo primario di servire esclusivamente gli interessi economici degli Statunitensi.


La strategia di Washington

Non c’è alcun dubbio che la strategia di Washington è ora quella del gioco a scacchi: progredire poco a poco sul terreno, conquistare l’economia del paese mirato, sottometterlo ed in seguito asservirlo, fino alla sua resa finale o fino allo « scacco matto ». Questa strategia si fonda su tre punti:1) Il controllo delle strutture politiche e governative; 2) l’acquisizione delle imprese o il loro controllo ed il ricorso al processo di fusione; 3) La militarizzazione degli spazi continentali, marittimi ed aerei e, in particolare, quella dei fronti pionieri che possano contenere risorse strategiche, come è il caso dell’Artico canadese. In questo contesto, sembra proprio che il processo di militarizzazione crescente in corso in Canada non sia estraneo alle disposizioni prese nell’applicazione di questa strategia panamericana.

Gli scenari o operazioni

Affinché il processo di creazione della ZLEA possa proseguire, devono essere condotte tre operazioni contemporaneamente.

Vincere la resistenza

La prima mira a vincere la resistenza, ovvero a neutralizzare lo sviluppo e l’espansione della rivoluzione bolivariana condotta in Venezuela dal governo del Presidente Hugo Chavez. Questa operazione acquisisce la forma di una vera e propria campagna innescata già cinque anni fa, invitando gli altri Paesi a praticare la tattica dell’isolazionismo. Secondo il Presidente Hugo Chavez stesso  » in questa operazione sono impegnati da più di cinque anni, cercando d’isolare il Venezuela, non solo in America latina, ma nel mondo intero; in Europa è terribile l’attacco imperialista contro i governi, le istituzioni europee . »(…)

Secondo i propositi di H. J. Arenas A,  » si tratta di impedire ad ogni costo che si propaghi in Venezuela ed in America latina la conoscenza di un altro senso in cui può girare il mondo: idee che dimostrano nella pratica che c’è un altro mondo possibile, qui e adesso . » (…)

Insomma, questa campagna mira a neutralizzare l’influenza crescente del Presidente Hugo Chavez in America latina, offuscando la sua immagine e denunciando i legami che mantiene, soprattutto con Cuba o con l’Iran.

Indebolire le ALE regionali dell’America del Sud

La seconda operazione consiste nel seminare zizzania tra i membri parti degli accordi regionali del libero scambio dell’America del Sud, il Mercosur ed il Patto andino, in modo da nuocere all’ importante leadership esercitata dal Venezuela all’interno di questi ALE, fino alle loro disintegrazione e sparizione. Tale operazione permetterebbe, così, di diminuire l’estensione dei territori propizi all’espansione della rivoluzione bolivariana. Agli occhi di Washington questi ALE sarebbero abbastanza potenti e competitivi da realizzare da soli i propri programmi d’integrazione ed accrescere così il volume dei loro scambi in funzione degli interessi principali della regione. Ciò avvantaggia, naturalmente, la logica imperialista applicata nel mondo dagli Statunitensi. Per questo sono ricorsi alla conclusione di accordi bilaterali come fanno, in particolare con il Perù e la Colombia.

Una guerra d’invasione

La terza, che può sembrare inverosimile, nel contesto latino-americano attuale, sarebbe, molto semplicemente, quella dell’invasione armata del Venezuela sull’esempio di quelle effettuate in Afghanistan ed in Iraq(…) Questo scenario è non solo preso in considerazione, ma è l’oggetto di preparativi da parte di Washington ed incanalato dagli interventi mirati che tendono a creare il caos nel Paese. In questo contesto, le basi militari della Colombia, situate in prossimità delle frontiere con il Venezuela, saranno messe vantaggiosamente a profitto ed il tutto è in fase di preparazione da svariati anni. L’aiuto militare apportato alla Colombia con queste finalità è aumentato considerevolmente nel corso degli ultimi anni. In effetti, nel corso dell’ultimo decennio, gli Stati Uniti hanno aumentato del 1000% il loro aiuto militare a questo Paese. Nel 2003 il Pentagono ha raddoppiato il numero dei militari colombiani che si sono addestrati negli Stati Uniti, per un totale di 13000 soldati. Il numero di militari americani stazionati in questo Paese è passato da 400 ad 800 e l’aiuto militare richiesto dal Presidente Bush nel 2005 per questo Paese sarebbe attorno ai 575 milioni di dollari.

Secondo i dati forniti dall’esercito di liberazione nazionale della Colombia (ELN Colombia), sono stati acquistati dei carri armati in Spagna per rinforzare le basi situate vicino alla frontiera con il Venezuela, per una lunghezza di 2219 chilometri, a Macao, Buenavista, Cucuta, General Maza ed Arauca. Gli Stati Uniti hanno costruito una nuova base militare a Saracena e un’altra è stata messa a punto per l’esercito colombiano a Tame, le due nel Dipartimento di Arauca in prossimità della frontiera con il Venezuela.

In conclusione, è permesso pensare che per Washington ed il Pentagono il secondo scenario è quello che ha maggiori possibilità di realizzarsi: costruire poco a poco in segreto la ZLEA isolando progressivamente i dissidenti.

L’accordo nord-americano per la sicurezza e la prosperità. Un’iniziativa dei dirigenti d’azienda del Canada. La minaccia degli Stati Uniti s’intensifica.

Si tratta di un progetto di cooperazione concepito dal Consiglio canadese dei dirigenti d’azienda (CCCE) per l’America del Nord. Il CCCE, che raggruppa gli alti dirigenti di 150 grandi imprese canadesi, ha lanciato l’iniziativa nord-americana di sicurezza e prosperità nel 2003. Nel documento di discussione pubblicato in Aprile 2004 ed intitolato Nuove Frontiere, il CCCE proponeva di stabilire un accordo del 21 secolo per l’America del Nord, che si fonda su cinque punti:

Ridisegnare le frontiere, massimizzare l’efficienza delle regolamentazioni, migliorare la sicurezza dell’energia e delle risorse, rinforzare l’alleanza per la difesa e la sicurezza e creare nuove istituzioni destinate a migliorare la gestione delle relazioni.

Tra le numerose misure annunciate, le più importanti mirano soprattutto a:

· Aumentare la gamma di beni per cui i tre paesi impongono una tariffa esterna comune, ridurre l’impatto delle leggi d’origine ingombranti, obbligatorie per vari beni, affinché siano ammissibili ad un commercio esente da tariffe, in virtù dell’accordo di libero scambio nord-americano ed intensificare la cooperazione trilaterale nei settori come l’automobile, l’acciaio, i trasporti, l’energia ed i servizi finanziari;

· Migliorare la competitività in America del Nord attraverso una cooperazione più stretta per quel che concerne le leggi, specie attraverso misure destinate a rendere le regole e le norme più compatibili ed a eliminare le esigenze superflue di messa alla prova e di accreditamento;

· Rinforzare i mercati energetici nord-americani ed accrescere l’offerta lavorando insieme per facilitare l’investimento, razionalizzare il processo di regolamentazione e sviluppare nuove tecnologie in materia di produzione, di efficienza energetica e di conservazione.

· Elevare la strategia di sicurezza nord-americana ad un nuovo livello che permetterà: il controllo dei viaggiatori e delle merci provenienti da oltre mare prima della loro partenza ed alla prima tappa dell’ ingresso in America del Nord; miglioramenti sulla protezione biologica e la sicurezza portuale, marittima ed aerea; una spartizione accresciuta delle informazioni; un intervento comune in materia di protezione delle infrastrutture essenziali; nuove misure per migliorare la circolazione legittima delle persone e dei beni all’interno del continente nord-americano;

· Rinforzare la capacità istituzionale dell’accordo nord-americano formando gruppi di lavoro ministeriali, i quali produrranno un rapporto iniziale entro 90 giorni e che terranno delle riunioni regolari, controllando che  » le realizzazioni si succedano a cascata » in vista della messa in opera del programma per la sicurezza e la prosperità. (…)

Il PSP è dunque un progetto d’impresa privata che mira a rendere lo spazio nord-americano un vasto mercato senza frontiere all’interno del quale si applicheranno le stesse regole di funzionamento che, in fin dei conti, sono quelle che preconizzano le imprese multinazionali americane.

Si parla, dunque, di dare a queste imprese di volta in volta più gigantesche, un accesso facilitato a tutte le risorse disponibili dell’America del Nord, comprese quelle idriche ed energetiche.

Si tratta anche di fare in modo che esse possano liberarsi delle costrizioni definite dagli Stati, concernenti il diritto del lavoro, il rispetto dell’ambiente e le responsabilità sociali. Questo « mercato » avrà dunque il suo centro ed i suoi territori periferici in Canada ed in Messico, il primo avente per funzione di fornire innanzitutto le materie prime ed il secondo una manodopera docile ed a buon mercato.

Il PSP ed i suoi principali effetti sulle condizioni economiche e sociali

Secondo il contenuto delle analisi effettuate dalle organizzazioni sociali di giustizia e di pace questo programma non apporterà né sicurezza, né la prosperità ai cittadini dei tre Paesi, ed in particolare a quelli del Canada e del Messico(…)

Questo programma è, infatti, un altro tentativo delle imprese americane, in accordo con i loro alleati politici e di corporazione del Canada e del Messico di ridurre il potere dei governi nel loro ruolo di regolazione e protezione dei cittadini faccia agli impatti economici, sociali ed ambientali negativi di queste attività delle imprese. Ciò che esse vogliono è indebolire le disposizioni delle leggi che proteggono i cittadini, il loro ambiente come anche le loro condizioni economiche e sociali.

Il PSP permetterà che ci sia un controllo minore nei settori dell’immigrazione, dell’alimentazione e dell’agricoltura, nello sfruttamento delle risorse naturali, nei servizi pubblici ed in quello del tempo libero (…)

Con il PSP la portata delle leggi in Canada ed in Messico sarà ridotta in modo tale da incontrare gli standard meno elevati delle disposizioni legislative americane in questi campi. Così, gli interessi dei Canadesi e dei Messicani saranno assoggettati all’ordine del giorno degli Stati Uniti in materia di sicurezza. Ciò comprende la necessità di proteggere soprattutto gli interessi economici come sono definiti dalle grandi aziende.

Con l’ALENA molti servizi pubblici hanno adottato la forma di accordo pubblico-privato che ha comportato l’eliminazione di numerosissimi impieghi ed un abbassamento della qualità dei servizi. Il PSP andrà oltre, in questo percorso, facilitando l’entrata delle imprese private negli ospedali, le scuole, le università ed i servizi municipali invocando il pretesto che questi servizi saranno più efficaci e meno costosi.

Infine, il PSP avrà per conseguenza d’imporre ancora di più la visione di Washington all’interno delle politiche interne del Canada e del Messico, cosa che si è attuata in maniera evidente con il governo Harper sui piani della difesa, della sicurezza, dell’energia e delle disposizioni concernenti la lotta ai cambiamenti climatici. Il governo del Canada ha impiegato molte energie per promuovere la creazione del PSP, adducendo come argomento che gli interessi economici del Canada devono uniformarsi a quelli statunitensi se il Paese vuole continuare ad avere accesso ai loro mercati. I progetti riguardano l’approvvigionamento in energia dell’America del Nord che mira, specie in Canada, a rispondere essenzialmente ai bisogni degli statunitensi. I progetti di espansione dello sfruttamento delle sabbie bituminose dell’Alberta sono stati concepiti in questa prospettiva.

In breve, il processo è in corso ed il summit di Montebello permetterà di superare un’altra tappa: fare dell’America del Nord una « Unione sicura e prospera », una « Unione votata al servizio degli interessi delle aziende americane e dei loro soci o simili in Canada ed in Messico ».

Link articolo integrale:

http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=6553

*professore emerito all’Università del Quebec a Chicoutimi, Presidente dell’Associazione canadese per le Nazioni Unite, Membro del circolo universale degli ambasciatori di pace, membro cavaliere dell’ordine nazionale del Quebec. 

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